domenica 31 agosto 2014

Robert Capa in Italia

Quest'anno è stato un anno di commemorazioni e anniversari : ho avuto l'impressione che ci fosse un filo conduttore, a tale proposito, che mi ha condotto in giro per il mondo e alla scoperta di persone che sono state tesimoni della guerra e delle sue terribili conseguenze.
Uno degli episodi che hanno segnato questa sorta di percorso è stata la mostra che si tiene a Palazzo Ducale, a Genova, e durerà fino ad ottobre e che presenta le opere del fotografo ungherese Robert Capa.
Capa nacque a Budapest nel 1913, il suo vero nome era Endre Friedman, iniziò ad interessarsi al giornalismo a seguito dell'incontro con lo scrittore KassaK e all'inizio degli anni trenta si trasferì a Berlino dove fu assunto da un agenzia fotografica il che gli permise di approfondire le sue conoscenze in quel campo; con l'avvento di Hitler al potere lasciò la Germania e si trasferì a Parigi dove conobbe quella che sarà la sua compagna per un lungo periodo: Gerda Taro.
Assieme alla Taro nel 1936 si recò nella Spagna sconvolta dalla guerra civile e le sue foto furono pubblicate dalle riviste più importanti dell'epoca come "Weekly illustrated" e "Life". 
Gerda Taro morì in un incidente e Capa lasciò la Spagna per un certo periodo viaggiando freneticamente tra il vecchio continente, gli Stati Uniti, la Cina, Messico... Nel 1942 gli fu proposto di preparare un reportage di guerra ed è così che dal marzo del '43 diventa reporter accreditato dell'esercito americano e partecipa allo sbarco in Sicilia e poi a Salerno ad Anzio e in Normandia.
In particolar modo le fotografie esposte nella mostra genovese riguardano proprio il 1943 e lo sbarco degli alleati in Sicilia fino alla liberazione di Napoli.
Una delle più celebri frasi del fotografo è che "se le tue tue fotografie non sono all'altezza, non eri abbastanza vicino" e l'idea di cogliere l'attimo, che sia un momento della vita quotidiana o di un gesto eroico,  è alla base del suo lavoro di testimone della realtà che è presente al fianco dei protagonisti di una tragedia collettiva , quale può essere una guerra, ma non può personalmente aiutare gli afflitti.
Devo ammettere che non avrei mai creduto che una fotografia potesse avere un impatto così potente: farmi percepire il silenzio di Chiesa usata come un ricovero mentre la luce avvolge i soldati in un attimo di tregua come una sorte di benedizione in uno spazio sospeso nel tempo.
..o cogliere l'urlo muto della disperazione infinita e senza consolazione delle madri napoletane difronte alle bare dei propri figli.
Questi volti distorti dal dolore, che mi hanno commosso fino alle lacrime, mi  hanno fatto tornare in mente le figure della pittura nigra di Goya ed è strano pensare che, nel confronto con le immagini fotografiche della Grande Guerra, l'opera di Capa incarni, agli occhi della critica, un nuovo modo di fare fotografia in quanto lontane dalle immagini giudicate come statiche perchè "impregnate di pittorialismo"...
Effettivamente non c'è nessuna staticità in ciò che ho visto ma un continuo fluire di emozioni, sentimenti che  avvolgono il visitatore e lo proiettano all'indietro nel tempo e nello spazio lasciandolo con la curiosità di conoscere le storie di quella umanità così provata, desolata, ammutolita e a volte tristemente rassegnata, con le spalle curve sotto il peso gigantesco della vita e della morte...
 
Robert Capa in Italia 1943-1944
Genova Palazzo Ducale
7 giugno - 5 ottobre 2014

martedì 26 agosto 2014

Vacanze in giallo

Oramai l'appuntamento stagionale con i racconti "gialli" editi dalla Sellerio non si può saltare... almeno per una appassionata di trame poliziesche quale la sottoscritta e perciò eccomi con l'edizione estiva di questa collana.
Il primo racconto ha per protagonista la schietta e decisa dective spagnola Petra Delicado che si trova, suo malgrado, a passare una settimana al mare con i figli piccoli del suo ennesimo marito: due gemelli maschi e una bambina. La curiosità dei bimbi veine catturata a bordo piscina da una vistosa e riservata coppia di russi: lei alta e appariscente, lui con un perenne blazer che potrebbe nascondere...una pistola?! E qui la fantasia infantile si scatena costringendo la povera Petra ad investigare per trovare requie e riuscire a godersi il meritato riposo e naturalmente non mancherà di correre in suo aiuto l'inossidabile vice Firmin.
Un'altro racconto che mi ha fatto ridere è stato quello di Antonio Manzini avente per protagonista il vicequestore Rocco Schiavone in partenza per la Provenza allo scopo di scaldarsi le ossa prima di raggiungere Aosta, sua nuova sede di lavoro. La vicenda si svolge sull'aereo in partenza da Roma Fiumicino: l'inquieto e brusco poliziotto si trova a litigare con la vicina preda di una crisi di panico e a rischiare di far linciare un politico ritardatario e arrogante...dato che mi trovavo sull'aereo in partenza per le vacanze mi sono sentita molto vicina a Schiavone!
Il voto più alto, se mi è concesso di stilare una classifica, va a Francesco Recami e ai suoi personaggi della casa di ringhiera che si sono temporaneamente trasferiti a Milano Marittima: Aldo Consonni con il nipotino Enrico, sua figlia Caterina e l'eterna fidanzata Angela... e una coppia di turisti gay morti che compaiono e scompaiono tra le fronde di una pineta e le camere d'albergo della riviera romagnola. Anche in questo caso gli equivoci, i colpi di scena oltrchè una meravigliosa capacità di scrittura ti prendono fino dalla prima pagina e ti accompagnano tra tante risate alla soluzione del "mistero".
Vivamente consigliato all'ombra di un ombrellone o di un ombrello... dipende da dove avete deciso di trascorrere le vostre meritate vacanze.
Vacanze in giallo
Autori vari
Editore Sellerio 



domenica 24 agosto 2014

Amsterdam

Rassegnata all'idea che questa "estate" non avrei potuto godermi il mare e non amando particolarmente i bagni di sole ho deciso di optare, nella scelta della meta per le ferie, a favore di una capitale nordica.
La scelta è caduta sulla capitale olandese definita la "Venezia del Nord"... 
In effetti i numerosi canali e i ponti che uniscono la terra in un dedalo di viuzze e piazze su cui si affacciano i caratteristici palazzi con le loro facciate lunghe e strette hanno un loro fascino.
Ho scoperto che il motivo per il quale le case sono così fatte è dovuto ad una tassazione sulla larghezza delle abitazioni e che il gancio in alto sul frontone delle case serviva per sollevare la merce dai magazzini al pian terreno al sottotetto in caso di inondazioni...
Naturalmente non poteva mancare una visita al mercato dei fiori con le numerossissime bancarelle piene di bulbi di tulipani: io ho preso quelli arancioni screziati di nero: bellissimi!
Un'altra caratteristica di questa città sono le house boat: le case sull'acqua dotate di energia elettrica e gas. Molto carine! Possono essere sia delle costruzioni su zattera e quindi inamovibili sia dei barconi che possono essere spostati: devo confessare che la prima cosa che ho pensato vedendoli è stata la mia cervicale che con l'umidità del canale non andrebbe affatto d'accordo!
Altro simbolo dell'Olanda sono i mulini e perciò un turista impeccabile non può mancare di visitarne uno... o un intero paesino sulle rive del fiume Zaand. 
Ho potuto visitare un mulino e l'ingranaggio con la macina era davvero impressionante, per non parlare della piattaforma cui si accede attraverso delle scalette ripidissime e da cui si possono ammirare le pale con le vele che girano con una forza impressionante.
Anche il paesino (ricostruito) di fine seicento era incantevole con le botteghe e le locande che ti catapultavano in secoli passati rendendo l'atmosfera vagamente fiabesca...mi sentivo un po' Alice nel paese delle meraviglie.
  A dire il vero tutta la città mi è parsa un poco fiabesca sarà per il fatto che alcune costruzioni come la stazione centrale o il Rijk Museum sono stati costruiti alla fine dell'ottocento con uno stile medievale...  Nel mio viaggio non poteva mancare,naturalmente, un omaggio ad un dei più grandi pittori olandesi: Van Gogh.          
 L'edificio è ultra moderno dalle linee pulite e chiare ma al suo intrno è accogliente ed è concepito non semplicemente come uno spazio espositivo ma un percorso che racconta l'evoluzione artistica e umana del famoso pittore: sono raccontati gli incontri fondamentali con Gauguin, il puntinismo degli impressionisti, l'arte orientale e la scoperta del colore...
 Così si passa dalla cupezza dei mangiatori di patate ai famosi girasoli che dipinse per la casa che divise ad Arles con Gauguin...
 
 Alla sua stanza, alla natura che per lui rappresentava una grande fonte di serenità in un mondo in cui non aveva punti di riferimento se non per il suo amato fratello e la cognata...
 

  Un mondo che non comprendeva la sua arte e che lui cercava disperatamente di raggiungere.