giovedì 30 giugno 2016

The woman is the Nigger of the world

Su suggerimento di mia madre, che è sempre una straordinaria fonte di notizie, ho scoperto questa fantastica canzone di Lennon appartenente all'album Some Time in New York City del 1970. Per chi, come me, non fosse eccezionale in inglese ho riportato la traduzione di seguito al testo originale.
Vengono indicate senza ipocrisie le vessazioni cui le donne vengono sottoposte durante la loro vita... quello che mi sconvoge è la data della canzone: sono passati quasi cinquant'anni e non mi pare che le cose siano cambiate poi molto!
Certo la consapevolezza di sè e l'acquisizione del diritto all'eguaglianza giuridica sembra averci sbalzato anni luce in avanti rispetto agli anni delle rivendicazioni dei movimenti femministi.
Ma quanto sono rispettati questi diritti e quanto, ad ogni piè sospinto, vengono messi in discussione? Mi viene da pensare all'attuale crisi economica che ha fatto perdere il lavoro a moltissime donne in quanto tali: hanno un bello sbandierare parole come flessibilità al mercato del lavoro! Quando una donna deve scegliere tra lavorare a centinaia di chilometri dalla propria casa e la propria famiglia, magari con figli piccoli. Eppure ci sono donne che lo hanno fatto o lo fanno per necessità! Oppure quando ti propongono dei turni per cui trovare una baby sitter è impossibile? O quando la flessibilità dell'orario di lavoro va bene solo nel senso che ti devi fermare di più senza che ti vengano pagati gli straordinari?
Il ben pensante di turno osserverà che anche molti uomini sono stati costretti a dei sacrifici e hanno perso il posto di lavoro... ma non si sentono tutti i santi giorni storie di violenze contro i maschi come se fossero dei bollettini di guerra!
Buon ascolto!
 
https://youtu.be/CtY5bv-oxLE?list=RDCtY5bv-oxLE

Woman is the nigger of the world
Yes she is...think about it
Woman is the nigger of the world
Think about it... do something about it

We make her paint her face and dance
If she won't be a slave, we say that she don't love us
If she's real, we say she's trying to be a man
While putting her down, we pretend that she's above us

Woman is the nigger of the world... yes she is
If you don't believe me, take a look at the one you're with
Woman is the slave of the slaves
Ah, yeah... better scream about it

We make her bear and raise our children
And then we leave her flat for being a fat old mother hen
We tell her home is the only place she should be
Then we complain that she's too unworldly to be our friend

Woman is the nigger of the world... yes she is
If you don't believe me, take a look at the one you're with
Woman is the slave to the slaves
Yeah...alright...hit it!

We insult her every day on TV
And wonder why she has no guts or confidence
When she's young we kill her will to be free
While telling her not to be so smart
We put her down for being so dumb

Woman is the nigger of the world
Yes she is... if you don't believe me,
Take a look at the one you're with
Woman is the slave to the slaves
Yes she is...if you believe me, you better scream about it

We make her paint her face and dance
We make her paint her face and dance
We make her paint her face and dance
We make her paint her face and dance
We make her paint her face and dance
We make her paint her face and dance
tratto dall'album Some Time in New York City del 1970

La donna è la negra del mondo
Sì lo è… pensaci
La donna è la negra del mondo
Pensaci… fa’ qualcosa in proposito

La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare
Se non vuole essere una schiava, le diciamo che non ci ama
Se è vera, le diciamo che cerca di essere un uomo
Mentre la umiliamo, fingiamo che ci si sia superiore

La donna è la negra del mondo… sì lo è
Se non mi credi, dà un’occhiata a quella con cui stai
La donna è la schiava degli schiavi
Ah, sì… meglio che tu lo gridi forte

La costringiamo a portare in grembo e allevare i nostri figli
E poi la lasciamo avvilita perché è diventata una femmina vecchia e grassa
Le diciamo che a casa è l’unico posto dove deve stare
E poi ci lamentiamo che è troppo ingenua per esserci amica

La donna è la negra del mondo… sì lo è
Se non mi credi, dà un’occhiata a quella con cui stai
La donna è la schiava degli schiavi
Sì… va bene… pensaci!

La insultiamo tutti i giorni in TV
E ci meravigliamo perché non ha coraggio o fiducia
Quando è giovane uccidiamo la sua voglia di essere libera
Mentre le diciamo di non essere così brillante
La disprezziamo per essere così stupida

La donna è la negra del mondo
Sì lo è… se non mi credi
Dà un’occhiata a quella con cui stai
La donna è la schiava degli schiavi
Sì lo è… se mi credi, è meglio che tu lo grida forte

La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare
La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare
La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare
La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare
La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare
La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare

lunedì 27 giugno 2016

SAL Frosty forest!

Ecco qui! Terminato dopo poco più di due mesi ...quasi tre! E' stata una bella sfida e un vero piacere lavorare a questo progetto con la mia amica Manu!
E' anche buffo, ma non mi ha certamente sorpeso, come lo stesso identico schema abbia una riuscita così diversa se la stoffa e i colori usati non siano proprio uguali. D'altro canto credo che la creatività stia proprio in questo : nell'interpretare un disegno, uno schema e renderlo al meglio secondo il proprio gusto, in questo modo si lascia spazio alla fantasia e ogni lavoro diventa unico come lo siamo noi che l'abbiamo realizzato!
Il prossimo lavoro in comune inizierà il primo di luglio e nella colonna a fianco, sotto la voce "Sampler in progress", ho inserito la foto del nuovo schema: La Pensèè positive di Jardin Privè, che noi ricameremo nella traduzione inglese...il mondo anglosassone ci piace!
p.s.
A proposito, mi duole il cuore al pensiero che l'Inghilterra  sia uscita dall'Unione Europea... posso dirlo?! :(

sabato 25 giugno 2016

Ross Poldark di Winston Graham

Quando, alla fine degli anni settanta, trasmisero alla televisione lo sceneggiato (allora non si parlava di fiction!) che aveva per protagonista Ross Poldark io ero troppo piccola per poterlo apprezzare a pieno ma dato che non c'erano che due canali televisivi lo seguii insieme a mia madre cui piaceva davvero molto.
Nonostante tutto la storia mi catturò tanto che, quando poche settimane fa, ho letto la notizia della ripubblicazione in versione intregrale dei libri di Graham da cui era stato tratto lo sceneggiato mi sono tornate alla mente le ambientazioni e i personaggi di quella serie: la Cornovaglia con le sue scogliere impervie, battuta dal vento e dalla pioggia, le vecchie miniere di rame, le case basse immerse nella brughiera e i vestiti di fine settecento!
Posso solo dire che, nonostante la mia casa sia stata invasa, nelle prime due settimane di giugno, da parenti e amici, sono riuscita a leggere le oltre quattrocento pagine di cui si compone il romanzo in meno di una settimana! Sottolineo che l'invasione è stata a tutti i livelli e a stanto ero padrona di andare al bagno!
Il racconto, che si sviluppa nell'arco di quattro anni dal 1783 al 1782, inizia con il ritorno di Ross Poldark, figlio unico di un signorotto della Cornovaglia, dalla guerra in America durante la quale le colonie si sono rese indipendenti dall'Inghilterra: il rientro è amaro sia perchè il padre è morto durante la sua assenza lasciando la casa e le proprietà sull'orlo del totale abbandono, sia perchè scopre che la donna di cui era profondamente innamorato e da cui credeva di essere ricambiato si è, nel frattempo, fidanzata con il cugino di Ross Francis.
Per superare questa terribile delusione il protagonista si impegna per risollevare le sue sorti economiche e rimettere a posto la casa avita costringendo la coppia di ubriaconi che lavoravano per suo padre ad aiutarlo, loro malgrado. 
Accanto a lui come sua confidente ci sarà sua cugina Verity che a sua volta sarà protagonista di una storia d'amore contrastata con un comandante della marina civile.
Infine, altro personaggio chiave nella vita di Ross sarà una ragazzina tredicenne, figlia di un minatore ubriaco e violento: Demelza, che Ross salverà portandola a lavorare come sguattera nella sua casa.
La scrittura di Winston Graham è molto coinvolgente, si viene trascinati pagina dopo pagina nel racconto, nelle case e anche nella società dell'epoca in cui conviveva l'agiatezza di pochi signori e la miseria della popolazione, spesso senza speranza, dei minatori e dei pescatori che erano in balia di una natura impervia e poco generosa e vittime di un forte ostracismo da parte delle classi più agiate. 
La figura di Poldark è molto affascinante perchè non si tratta di un eroe senza macchia, o di un ex soldato aggressivo, egli non si riconosce nell'indifferenza e nella superficialità del ceto sociale cui appartiene: crede che si possano migliorare le cose e rendere la vita di tutti sopportabile.
Cerca di aiutare le persone che gli sono accanto consapevole di avere in qualche modo delle responsabilità per la posizione che ricopre ma fa tutto ciò con spirito realistico e pragmatico: non si illude circa l'ipocrisia della società che lo circonda anzi il suo sguardo è severo e ironico.
Se la Sonzogno non verrà meno all'impegno di pubblicare i dodici libri, se non vado errata, che compongono la serie credo che tutti gli appassionati di Poldark saranno parecchio impegnati nei prossimi mesi!
Buona lettura!

domenica 8 maggio 2016

lunedì 2 maggio 2016

La Battaglia navale di Marco Malvaldi

Finalmente in questo nuovo romanzo del sagace scrittore Malvaldi torna ad essere protagonista la “banda” del Bar Lume: quattro anziani avventori, il “barrista” Massimo e la di lui fidanzata, Commissario di polizia della località di Pineta sonnacchioso paesino sul litorale toscano.
Questa volta al centro dell'attenzione degli irriducibili vegliardi è il rinvenimento del cadavere di una giovane badante ucraina, per cui si mobiliterà l'intera comunità ucraina femminile che indicherà nel marito violento della vittima il sicuro colpevole! Il caso, apparentemente semplice, sarà dichiarato di competenza territoriale di un altro commissariato sicchè Massimo e la fidanzata poliziotta potranno partire per le vacanze. Saranno, ahimè, costretti  ad un subitaneo rientro a causa di un atto vandalico che potrebbe celare un gesto terroristico! 
Un passo biblico e una strana coincidenza faranno sì che il bar si trasformi in una succursale del Commissariato e che i vecchietti indaghino sotto copertura...presso i locali giardinetti! 
L'indagine è iniziata ed è come una battaglia navale: "all'inizio spari alla cieca e non cogli niente, ma è fondamentale che tu ti ricordi dove hai sparato, perchè anche il fatto che tu là non abbia trovato nulla è un'informazione... quando prendi qualcosa senza affondarlo, capisci che devi continuare a sparare..ma con criterio... è solo questione di tempo!"
L'umorismo caustico e schietto, tipicamente toscano, rende la lettura divertente e impedisce di staccarsi dalla storia fino al finale del tutto inaspettato...almeno per me che, confesso, ho letto il libro tutto d'un fiato senza peraltro capire chi fosse il colpevole. 
Nonostante sia così coinvolgente il racconto giallo è un po' il pretesto adottato dallo scrittore per raccontare altre cose: il malinconico passare del tempo che induce anche i più forti e appassionati a doversi arrendere alla vecchiaia e i più giovani a ricordarsi che i vecchi rendono la vita più interessante con i loro racconti e la loro esperienza. E poi la matematica e i ragionamenti logici della fisica e della statistica che, resi comprensibili anche a coloro i quali non ne hanno mai capito un tubo, regolano la nostra vita e i nostri comportamenti: lo sapete che il fattoriale, alla base del calcolo combinatorio, può servire ad infilare le valige nel portabagagli? E che il sampling bias può sviarti e indurti a giungere a delle conclusioni verosimili ma sbagliate? No?!!! Leggete il libro!

giovedì 28 aprile 2016

L'ultima spiaggia di Nevil Shute

Ho scoperto questo libro per puro caso grazie al film del 1959 con Gregory Peck e Ava Gardner : film hollywoodiano in bianco e nero veramente suggestivo ma come al solito, almeno per quanto mi riguarda, assolutamente imparagonabile al libro.
La prima sorpresa è stato l'autore ... un ingegnere inglese, poi naturalizzato australiano!Aver lavorato nel mondo dell'edilizia mi ha reso scettica nei confronti dell'immaginazione di un ingegnere ma in questo caso si trattava di uno specializzato in aereonautica!
Comunque il libro, scritto nel 1955, è ambientato in un futuro non troppo lontano in cui la guerra fredda e la corsa agli armamenti nucleari ha scatenato la paventata terza guerra mondiale: le bombe al cobalto sono state lanciate in maniera indiscriminata e tutto l'emisfero boreale è stato annientato.
Le radiazioni hanno ucciso tutte le forme viventi lasciando le città e i paesi deserti come dei monumenti vuoti alla follia dell'uomo mentre l'emisfero australe sarà presto invaso dalle radiazioni trasportate dai venti e dalle correnti marine e la restante parte dell'umanità sta aspettando la fine che arriverà entro pochi mesi.
Il racconto inizia proprio in Australia dove si incontrano i protagonisti: il capitano Towers della Marina statunitense a capo del sottomarino Scorpion, che insieme ad altre unità si è rifugiato nel porto di Melbourne, e  il tenente Holmes della Marina australiana. Il comando militare australiano, l'unico ad essere ancora attivo, decide di mandare il sottomarino Scorpion in perlustrazione nell'emisfero boreale per verificare i livelli di radioattività e l'esistenza di forme di vita, farà parte dell'equipaggio uno scienziato John Osborne. Prima di partire i due militari avranno la possibilità di conoscersi e il capitano sarà invitato a casa del giovane tenente dove abita con la moglie e la figlia neonata e dove l'americano conoscerà una bella e affascinante ragazza australiana: Moira.
Quello che ho trovato davvero interessante è stato il modo in cui questa fine imminente viene raccontata: non ci sono dialoghi strappalacrime o scene madri eppure in alcuni momenti le emozioni sottaciute sono evidenti e strazianti. La fine dell'umanità sta arrivando ma il pensiero del nulla assoluto è troppo per la mente dell'uomo e così dopo un primo momento di smarrimento in cui non si va più a scuola, non ci si iscrive all'università o si fanno progetti la speranza senza speranza costringe i vivi ad andare avanti.
Non sanno per quanto tempo vivranno potrebbe essere un giorno, una settimana, un mese o un anno ma ritornano nei banchi di scuola e seminano nei campi e costruiscono giardini, piantano alberi che non vedranno crescere e comprano regali ai figli che non ci sono più. Il senso della vita viene reso benissimo ed è lapalissiano: si vive fino alla morte, ma fino a quel momento la vita ha il senso che noi gli diamo e quindi fermarsi ad aspettare è impossibile anche per un anziano.
Lo stile del racconto è lineare senza concessioni ad introspezioni o sentimentalismi: i protagonisti svolgono i loro compiti e in sostanza vivono la loro vita.

domenica 24 aprile 2016

William Shakespeare

Il 23 aprile del 1616 muore quello che sarà considerato uno dei più grandi drammaturghi della storia mondiale : William Shakespeare.
Sono passati quattrocento anni e le sue opere continuano ad essere rappresentate e le sue poesie recitate, dalle indagini documentarie svolte dagli storici sembra che la sua vita non sia stata particolarmente movimentata: era un uomo con famiglia che cercava di sbarcare il lunario. Nato nel paese Stratford-upon-Avon intorno al 1564, si sposò con una donna più grande di lui ed ebbe dei figli, una certa parte della sua vita non si conosce e sopra questi anni si sono costruiti misteri su misteri ma, probabilmente, il motivo per cui non si sa nulla è che in quegli anni non ebbe altri figli e non comperò proprietà e quindi il suo nome non comparve sui registri parrocchiali o su atti notarili.
La sua passione per il teatro iniziò anche grazie alle compagnie teatrali che giravano il paese e ad una di queste si unì quando decise di recarsi a Londra per cercare fortuna.
Nel primo periodo in cui visse a Londra si dedicò attivamente al suo ruolo di attore e commediografo e, quando il dilagare della peste costrinse le autorità alla chiusura dei teatri, iniziò a scrivere i suoi famosi sonetti. Nel 1594 l'epidemia finì, i teatri furono riaperti e Shakespeare contribuì a fondare una compagnia teatrale chiamata i Servi del Lord Ciambellano che poi divenne, dopo la morte di Elisabetta I, i Cavalieri del Re.
In quegli anni smise di recitare e si dedicò interamente alla scrittura delle sue opere per le trame delle quali si ispirò ai testi di letterati italiani del rinascimento e a quelli di Boccaccio, ma anche la storia fece da sfondo ad alcune delle sue opere più famose: inizialmente fu la storia inglese, basti pensare alla guerra delle due rose per il Riccardo III e poi anche alla storia dell'antica Roma, ma gli eventi storici furono forse il prestesto per scrivere di passioni e sentimenti universali: chi è che non ha mai pianto per un amore perduto, o non è stato tormentato dalla gelosia? chi non è stato tentato dall'invidia o annichilito dalla paura? Chi non ha vissuto almeno una tempesta o sognato di travestirsi per essere qualcun'altro e sfuggire così ad un destino ineluttabile?
Non saprei dire, onestamente, quale sia la mia opera preferita so che due mi sono particolarmente care: una di queste è l'Amleto, l'avrò letto un numero infinito di volte e con youtube mi sono divertita a vederne le interpretazioni di Laurence Olivier, di Kenneth Branagh o di Mel Gibson. Il tormento del dubbio è affascinante e macabro e poi ogni volta che risento il monologo "essere o non essere..." riscopro dei significati sempre nuovi e il senso si approfondisce con il passare degli anni perchè le parole sono sempre le stesse ma le sfaccettature, alle orecchie di chi le ascolta, mutano perchè muta l'età, l'esperienza e la maturità e così lo stesso dramma si evolve e rimane sempre attuale.
L'altra opera che mi affascina forse perchè la prima volta l'ho vista a teatro interpretata da un grandissimo Gabriele Lavia, è il Riccardo III che mi dà i brividi solo con l'attacco iniziale : "Ora l'inverno del nostro scontento e' reso estate gloriosa da questo sole di York..."
Ricordo di averla vista un'estate nel teatro antico di Taormina: Lavia interpretava Riccardo III solo che si era infortunato la sera prima sul palcoscenico e così aveva una stampella e non portava il costume di scena ma una semplice calzamaglia nera con una maglietta dello stesso colore. Dopo le battute iniziali quella stampella non si notava più perchè semplicemente faceva parte del scena, era una estensione del braccio dell'attore. L'atmosfera era cupa e i protagonisti erano l'ambizione, l'invidia, l'astuzia che attiravano, avvolgendolo, lo spettatore fino alla fine quando non c'è più scampo e la morte pone fine alle ingiustizie ...quasi tre ore dopo!