Quando due mesi fa Manu mi ha "arruolato" per la festa della Primavera che si sarebbe tenuta a Formigine io neanche sapevo dove fosse... grave mancanza da parte mia perchè si tratta di grazioso paese in Emilia Romagna vicino a Modena.
Uno di quei paesi con le case a due piani e i giardini, piatto (senza discese e salite e chi vive in Liguria sà di cosa parlo), con i portici... bello! E in più nel centro, di fronte alla Chiesa, c'è un castello con il ponte levatoio, le mura che circondano un giardino, gli smerli...ed è lì che si sono incontrate le blogger-ricamatrici-creatrici di schemi e non solo.
L'avventura è iniziata il venerdì quando con un'auto stracarica siamo partite alla volta di Formigine con quasi tutto l'occorrente per allestire uno stand all'interno del Castello... quello che mancava e di cui non posso parlare perchè ho giurato che avrei mantenuto il silenzio fino alla morte, è arrivato il giorno dopo a seguito di una serie di convulse trattative per trovare qualcuno che consegnasse il borsone mancante...da brivido!
Mi sono trovata come un topo dentro la forma di formaggio: circondata da stand pieni di cose favolose, ricami, schemi, stoffe, creazioni e applicazioni... Uao!!!Bè l'unica cosa che posso dire è che la scorsa settimana, di rientro dal week-end "ricamesco", ho dovuto lasciare il bancomat a casa per farlo riposare!
L'organizazzione è stata perfetta grazie a Tania e Clo e poi quello che mi è molto piaciuto è stato lo scambio di punti di vista sul modo di concepire il ricamo e le arti manuali femminili: il desiderio che l'inventiva femminile attraverso il ricamo, il cucito, la concretizzazione di idee e fantasie acquisisca un valore e una dimensione di ampio respiro, un valore artistico. In un interessantissimo scambio di opinioni, condito da gnocco fritto e tigelle, sono state due le correnti di pensiero che, a mio parere, non contrastavano ma potevano tranquillamente convivere: da un lato l'idea che il ricamo o l'uncinetto usati per realizzare oggetti di uso comune in una casa siano l'espressione di un senso estetico, di un'idea del bello che è intrinseco al nostro modo di vivere (europeo e italiano in particolare), di sentire al punto da non poterne prescindere nella vita quotidiana e che quindi il bello e ciò che funzionale possono e debbono convivere perchè sono parte di un tutto.
D'altro canto è emersa una idea differente legata all'urban knitting cioè l’arte di ricoprire, avvolgere e vestire con scampoli realizzati ai ferri o all’uncinetto componenti che costituiscono il paesaggio urbano e le sue brutture come è successo con il progetto “Mettiamoci una pezza!” che è stato lanciato da Animaimmersa a favore della citta de L'Aquila che dopo tre anni dal terremoto ha ancora il centro storico devastato.
L'idea alla base di questo fenomeno, nato nel 2005 ad opera di una signora americana Magda Sayeg che per prima ha ricoperto la maniglia del suo negozio a Huston, è quella di abbellire, rendere un oggetto del paesaggio urbano più bello, un qualcosa che rispecchi i propri gusti. L'idea quindi, questa era l'interpretazione che del fenomeno dava la mia interlocutrice, che il lavoro manuale sia realizzato non per un oggetto funzionale all'interno di una casa ma per il gusto del bello in sè... non da una necessità pratica ma da un bisogno del bello che trascende l'utilità. A questo potrei obbiettare che anche rendere bello un paesaggio urbano ha una sua utilità: risolleva lo spirito!
Bè sono graditissimi i commenti a questo proposito.
Notte, notte
Mery
D'altro canto è emersa una idea differente legata all'urban knitting cioè l’arte di ricoprire, avvolgere e vestire con scampoli realizzati ai ferri o all’uncinetto componenti che costituiscono il paesaggio urbano e le sue brutture come è successo con il progetto “Mettiamoci una pezza!” che è stato lanciato da Animaimmersa a favore della citta de L'Aquila che dopo tre anni dal terremoto ha ancora il centro storico devastato.
L'idea alla base di questo fenomeno, nato nel 2005 ad opera di una signora americana Magda Sayeg che per prima ha ricoperto la maniglia del suo negozio a Huston, è quella di abbellire, rendere un oggetto del paesaggio urbano più bello, un qualcosa che rispecchi i propri gusti. L'idea quindi, questa era l'interpretazione che del fenomeno dava la mia interlocutrice, che il lavoro manuale sia realizzato non per un oggetto funzionale all'interno di una casa ma per il gusto del bello in sè... non da una necessità pratica ma da un bisogno del bello che trascende l'utilità. A questo potrei obbiettare che anche rendere bello un paesaggio urbano ha una sua utilità: risolleva lo spirito!
Bè sono graditissimi i commenti a questo proposito.
Notte, notte
Mery
2 commenti:
La tua descrizione del nostro fine settimana calza a pennello ... soprattutto l'idea del topo nella forma di formaggio ...
Grazie cara, senza di te tutto questo non sarebbe stato possibile, mi sono davvero divertita tanto ... anche quando abbiamo cercato di prendere una granita ... in direzione ... Austria ...
baci
Manu
Ciao Mery,
bella avventura, beate voi!!
Vitali lo conosco solo di nome: non è una cosa voluta, ma gli scrittori italiani mi prendono poco...
Un bacio, Lò
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