Per ragioni di tempo credo
che questo sia l'ultimo libro di cui scriverò sul blog per
quest'anno : Così è la Vita di Concita De Gregorio.
Si tratta di un libro di
circa un centinaio di pagine ma molto denso di significati e anche di
spunti di riflessione: il filo conduttore è il modo in cui la
società moderna non affronta temi fondamentali quali la morte, la
vecchiaia, la malattia. Si adoperano metafore o giri di parole per
non comunicare, discutere o riflettere sul passare del tempo e sulla
fine della vita degli uomini, ci si maschera con il trucco, il
lifting, il botulino e la morte è definita come l'andare in cielo,
partire, volare via.
L'autrice si interroga
sul perchè l'uomo moderno sia così riluttante di fronte a questi
temi e cosa ancora più grave non riesca ad insegnare ai propri
figli, ai bambini a vedere serenamente lo scorrere del tempo: in
fondo nonostante tutta la frenesia del quotidiano sembra che l'essere
umano abbia paura della vita stessa.
Ammetto che ci sono
alcune pagine che ho dovuto smettere di leggere perchè, trovandomi
sull'autobus, non mi sembrava decoroso mettermi a piangere ma ciò
non fa di questo libro un testo triste o strappalacrime anzi c'è una
vena di ironia e sottile umorismo e anche gioia.
La morte, la malattia non
alterano il senso della vita ma ne fanno parte ed è la vita che dà
un senso alla morte che non esisterebbe altrimenti: “si muore
quando si è finito di vivere”.
Mi sono riconosciuta nel
senso di ribellione che si avverte nelle parole della scrittrice, un
sorta di rumore di sottofondo: perchè, si interroga la De Gregorio,
bisogna adattarsi ai dictat della società moderna e dover essere
sempre giovani e belli, perchè la bellezza va' a braccetto con la
magrezza, perchè non si ha il coraggio di chiamare la morte con il
proprio nome? E chi ha il diritto di decidere se e come deve
terminare la vita di qualcuno magari legiferando in maniera opinabile
a tale riguardo?
Il libro si divide in
capitoli che affrontano questi argomenti e riportano episodi di vita
vissuta come quella di un uomo che, come lavoro, accompagna le persone
nell'ultima parte della loro esistenza : “...accompagno le persone
che se ne stanno andando. Vado a stare con loro, le ascolto, prendo
le consegne che mi lasciano, scrivo e riordino le cose per loro e con
loro. Le cose, i ricordi, i progetti che resteranno incompiuti...”.
Le parole di una figlia
piccola che al funerale del proprio padre legge un biglietto “ mi
ha insegnato a piantare i bulbi dei fiori ...così ogni anno
fioriscono. E siccome lui è morto ma io i fiori li pianto e
fioriscono ancora, allora non è per niente andato sulle nuvole. E'
andato nei fiori.”
La riflessione finale dell'autrice: "le persone che ci lasciano sono nelle cose che ci hanno insegnato, nei loro pensieri da finire di pensare, nei gesti che ripetiamoogni giorno quando prepariamo il pranzo...nella capacità di dire di no quando serve e di restare integri anche in loro nome..."
Il libro è edito dalla
Einaudi nella collana Stile Libero Big.
1 commento:
deve essere proprio un bel libro! L'ho aggiunto alla mia nuova lista. Grazie per la segnalazione
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