La Burnett emigrò in America con la famiglia e, in seguito alla fama acquisita con la pubblicazione delle sue opere, potè tornare in Inghilterra: in questo modo riuscì a conoscere bene le realtà sociali al di là e al di quà dell'Oceano.
In "Un matrimonio inglese" (in lingua originale "Shuttle") il tema del confronto fra le due culture, quella americana e quella inglese, è portante nella struttura del racconto a volte un poco ripetitivo nella descrizione dei diversi caratteri ma, in effetti, l'autrice riesce in questo modo a spiegare un'epoca nella quale una nascente potenza economica, gli Stati Uniti, nasceva e si sviluppava grazie all'entusiasmo e alla determinazione di un popolo "giovane" che aveva bisogno di riscattarsi dalla dipendenza della madrepatria e che realizzava le sue ambizioni attraverso una tenace ricerca di un'affermazione economica.
L'entusiasmo del nuovo si scontra con la tradizione della vecchia Europa che con i suoi titoli nobiliari, pur privi di un effettivo patrimonio, e la sua storia sono ambiti dai nuovi ricchi, dall'alta borghesia americana a sugello della propria affermazione; ecco da quali sentimenti nacquero i matrimoni tra i ricchi americani e i nobili inglesi ed ecco l'inizio della trama del libro: una giovanissima e influenzabile donna americana Rosalie, erede di un enorme patrimonio, contrae un matrimonio con un nobile e squattrinato lord inglese e con lui parte alla volta del vecchio continente ma il carattere debole e ansioso di compiacere di lei si scontra con una mentalità meschina di un uomo privo di scrupoli o di senso morale che usa la sua disapprovazione e la violenza psicologica, oltre che fisica, per annientare la moglie e costringerla a cedergli la gestione della propria rendita allontanandola dalla famiglia di origine.
Il senso di inadeguatezza di lei, la sua confusione di fronte ad una durezza che nella sua vita agiata di figlia amata e viziata non ha mai conosciuto sono descritte in modo estremamente realistico e rappresentano una realtà ancora attuale: il lettore viene come avvolto da una coperta pesante e insopportabile che è quella del maltrattamento e dell'abuso familiare.
Passano gli anni e la sorella di Rosalie, che all'epoca del matrimonio era una bambina e che non si è mai rassegnata ad una separazione definitiva e inspiegabile, decide di chiarire il mistero di una così lunga assenza e perciò parte alla volta della tenuta in campagna del cognato per una visita alla sorella e al nipote. Il suo sgomento sarà enorme nel realizzare lo stato di prostrazione fisica e morale in cui è precipitata Rosalie vittima delle vessazioni del marito e solo la sua intelligenza e accortezza le permetteranno di aiutare la sventurata sorella.
Il lieto fine, anche un poco moralistico, in cui l'amore e i buoni sentimenti trionferanno sono un po' scontati e devo ammettere che si tratta di un romanzo il cui stile di scrittura è decisamente verboso e a tratti ripetitivo ma allo stesso tempo l'ho trovato piacevole perchè induce a rilassarsi in poltrona e a lasciarsi trasportare dalle parole che creano l'atmosfera che ti trasportano in altri tempi e luoghi... come difficilmente un romanzo storico scritto oggi riesce a fare: forse perchè non siamo più abituati ad un ritmo narrativo lento in cui non ci sia un veloce susseguirsi di accadimenti ma una paziente ricostruzione delle emozioni e della natura dei personaggi e degli ambienti in cui questi si muovono.
Un matrimonio inglese
F.H. Burnett
Astoria Editore
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