La Madonna di Foligno è uno dei capolavori del Maestro di Urbino e in occasione del periodo natalizio è stata esposta per diverse settimane a Palazzo Marino sede, tra l'altro, del Comune di Milano.
Da domani questo quadro bellissimo tornerà nel sua collocazione cioè presso i Musei Vaticani a Roma.
E' valsa veramente la pena attendereun'ora in coda per entrare a vedere quest'opera: la vivacità dei colori, la delicatezza dei tratti dei personaggi, del paesaggio...inoltre siamo stati guidati alla conoscenza del dipinto da una guida che ci ha dato una spiegazione iconografica e ci ha reso edotti delle vicende di quest'opera che è stata spostata da Roma a Foligno poi in Francia e infine è tornata a Roma.
Nel 1511 Sigismondo de Conti, segretario e storico del Papa Giulio II della Rovere, commissionò a Raffaello il dipinto: la sua casa aveva rischiato di essere distrutta da un "oggetto infuocato" (che è rappresentato nel quadro e che, secondo gli storici, potrebbe essere un colpo di bombarda) e così per ringraziare la Vergine della grazia ricevuta Sigismondo avrebbe deciso di donare l'opera come un ex voto da esporre nella Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, una Chiesa sorta sul colle Capitolino per volontà dell'Imperatore Augusto in seguito ad una visione mistica avuta proprio in quel luogo.
La Madonna, che tiene in braccio un Gesù Bambino che sembra volersi divincolare, è assisa in un trono in alto rispetto agli altri personaggi: intorno all'aurea di luce dorata che la circonda ci sono gli angioletti che si susseguono in un cielo di un colore azzurro intenso (riportato alla luce grazie ad un recente restauro). Ai piedi del trono ci sono tre Santi (San Giovanni Battista, San Francesco e San Gerolamo) e il committente che è in ginocchio difronte alla visione della Vergine. In basso un putto meraviglioso che sorregge una targa dove avrebbe dovuto essere dipinta una frase del committente, come da tradizione, che nel frattempo era morto. Lo spettatore viene coinvolto dal quadro da San Giovanni Battista, in basso a sinistra, che indica la Vergine Maria e il figlio.
Dopo aver visto il quadro i visitatori poteva assistere ad una serie di filmati con interviste ai restauratori dei Musei Vaticani e interventi di due importanti critici e storici del'arte che illustravano il periodo storico in cui ha operato Raffaello e
l'importanza del recupero, attraverso il restauro, delle opere d'arte: Caludio Strinati e Antonio Paolucci (quest'ultimo direttore dei Musei Vaticani).
Quest'ultimo ha espresso con poche parole quello che io pure sento quando vedo una mostra o mi incanto davanti ad un quadro: "...dobbiamo essere grati al destino, a Dio... di averci dato gli occhi per vedere, un cuore per emozionarsi e la memoria per ricordare per poter dire: sono contento di essere vivo e di poter godere di queste opere.."!!!
Nessun commento:
Posta un commento