domenica 29 maggio 2011

Eroi come noi.

Il 9 maggio di quest'anno è stata la "Giornata della memoria dedicata alle vittime del terrorismo", in tale occasione il Presidente della Repubblica ha voluto celebrare la memoria delle vittime dei cosidetti anni di piombo e in particolar modo ha dedicato il suo discorso ai magistrati che nel periodo tra gli anni '60 e gli anni '80 sono morti perchè svolgevano il loro lavoro con coscienza e coerenza, animati da un senso del dovere e di "attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica" (Presidente G. Napolitano).
Questa celebrazione è avvenuta subito dopo l'episodio ignomignoso dei cartelli affissi a Milano in cui campeggiava lo slogan "Via le BR dalle Procure", ma questo fatto che, giustamente, si è portato dietro uno strascico di polemiche è stato per me e, credo anche per altri, l'occasione  per meditare  su un periodo della storia dell'Italia che pur essendo temporalmente vicino è allo stesso tempo lontanissimo perchè se ne parla poco, perchè molti processi si sono risolti con un nulla di fatto perchè viviamo in un Paese in cui si tendono a dimenticare o a cercare di dimenticare tante cose.
Ho così riprenso un bel libro pubblicato qualche anno fa che non ero riuscita a terminare : "Eroi come noi" di Giovanni Minoli con Piero Corsini. In questo libro, che si basa anche sulle trasmissioni de La storia siamo noi, si ripercorrono le storie di alcune persone che sono diventate protagonistie loro malgrado, del periodo più violento della storia recente del nostro Paese: due giudici Vittorio Occorsio e Mario Amato che a Roma indagavano sui movimenti eversivi della destra; Emilio Alessandrini che a Milano come magistrato indagò sul terrorismo di sinistra; Guido Rossa che era un operaio e lavorava in fabbrica e che denunciò un suo collega che distribuiva volantini per le BR , il giornalista Walter Tobagi che raccontava la società in cui agivano i terroristi e infine in anni più recenti Massimo D'antona e Marco Biagi entrambi studiosi di diritto del lavoro che hanno collaborato in tal senso con Governi di entrambi gli schieramenti.
Nel rileggere il testo di Minoli mi sono ricordata del perchè lo avevo lasciato a metà: non perchè non fosse interessante ma per il senso di claustrofobica angoscia che mi dava leggere di quella storia così recente in cui la violenza, il sangue, le armi avevano falciato la vita di tanta gente e di come alcuni di coloro che hanno combattuto per contrastare questa deriva così terribile siano stati lasciati soli: che abbiano dovuto affrontare quasi come se fosse ineluttabile il loro destino, come la cronaca di una morte annunciata.
Tanto che leggendo viene come il desiderio di entrare in quelle vicende e di riscriverle perchè sembra tutto senza senso: eppure ad ascoltare quelli che a destra o a sinistra hanno attuato la lotta armata il senso c'era lì, in quei momenti l'insoddisfazione di una società, la ribellione di una generazione... solo che dopo il senso si perde e le motivazioni ideologiche sembrano diventare impalpabili come la nebbia che impedisce di vedere chiaramente.
Non ho una conoscenza storica e sociologica tale da poter giungere a delle conclusioni o a tratteggiare con chiarezza quei momenti, ciò  che ne ho tratto è che bisogna sapere ciò che ci accade intorno, pensare prima di parlare, specie se si è degli uomini pubblici, perchè le parole hanno un peso specifico non sono aria  e come scrive in un brano, riportato nel libro, Adriano Sofri  a proposito del clima di quegli anni : " ...c'è una specie di idea condivisa, secondo cui le parole non sono pietre. Dunque, che con le parole ci si può spingere all'estremo, e che anzi, spesso questo è una barriera che impedisce di passare ai fatti. Però è vero anche il contrario: che a un certo punto, le parole prendono la mano di chi le pronuncia e si traducono in fatti, anzi esigono da chi le grida di avere una specie di coerenza, di consequenzialità...".
E infine ricordare perchè "Chi dimentica la storia è condannato a riviverla" (frase scritta sul cancello di Auschwitz citata da Minoli).

domenica 22 maggio 2011

Torta al lemon curd

Siccome come dice sempre mia madre : "ogni promessa è un debito" ecco la ricetta della lemon curd che ho usato per la torta di compleanno di mia sorella Chiara.
Ingredienti:
2 limoni non trattati;
100 gr. di burro;
150 gr. di zucchero;
4 uova intere;
1 cucchiaino di fecola di mais (maizena).
Preparazione:
Dopo aver lavato bene i limoni grattugiarne la buccia e spremerli : sciogliere la fecola nel succo e lasciare da parte. In una ciotola resistente al calore mescolare le uova con lo zucchero fino a che saranno spumose aggiungere quindi il burro morbido e infine il succo di limone con la scorza grattugiata: fare cuocere a fuoco molto moderato a bagno maria senza mai fare arrivare a bollore pieno, avendo cura di girare continuamente. Dopo circa 15- 20 minuti la crema inizierà a fare delle bollicine sul bordo della ciotola e ad addensarsi, mescolare velocemente e togliere dal fuoco continuando a girare poi versare in una ciotola fredda perchè la cottura termini. Nel passare la crema nella ciotola fredda usare un colino perchè i residui della buccia dei limoni grattuggiati non rimangano nella crema.
Mettere la lemon curd nel frigorifero o anche in un barattolo e poi in frigorifero dovrebbe conservarsi per circa una decina di giorni (ovviamente sottovuoto).
Per realizzare la torta della foto io ho preparato la classica pasta frolla che ho steso in una teglia bucherellandola con la forchetta e stendendo sopra la carta forno poi riempita con i fagioli o ceci  per far si' che non si alzi durante la cottura: in tal modo si otterrà una sorta di "guscio" che , una volta freddo si potrà riempire con la curd e mettere in frigorifero.
Prima di servire si può decorare con frutta a piacere o anche con decorazioni di glassa...
Buon appetito,
Mery

domenica 8 maggio 2011

Una giornata particolare...

Che bella giornata è stata oggi! Non solo dal punto di vista metereologico... abbiamo festeggiato la festa della mamma e il compleanno di Chiara e siamo andati in un ristorante fuori città!
All'inizio di una "passeggiata" piuttosto conosciuta dai genovesi che si inerpica verso i vari forti un tempo a difesa della città.
Abbiamo mangiato di fronte ad un dirupo che scendeva giu', giù fino al mare... e nel cercare di digerire un poco abbiamo fatto due passi in mezzo ai boschi: si sentiva un profumo di alberi e fiori e sole: mi sono sentita bene!
 Eravamo insieme... Un nonno insieme al suo nipotino...
 una mamma e le sue bimbe...

e il dolce: una mitica lemon curd di cui prossimamente posterò la ricetta!
Buona domenica e buona festa della mamma!
Mery