domenica 21 settembre 2014

Leonardo da Vinci

Questo libro è scritto da uno dei miei autori preferiti, peraltro scoperto pochi anni fa durante un viaggio ad Urbino: Antonio Forcellino.
Si tratta dell'analisi dell'ultimo periodo di vita di Leonardo da VInci partendo dai tre quadri che egli portò con sè in Francia ospite presso la casa che il Re Francesco I gli assegnò accanto alla sua residenza estiva sulle rive della Loira.
Fu Antonio De Beatis, quale segretario al seguito del Cardinale Luigi d'Aragona, a riportare nel suo diario i particolari della visita al grande e, ormai, anziano maestro e dell'ammirazione che suscitò la vista di tre quadri sui quali Luonardo stava lavorando: la Sant'Anna, il San Giovannino e la Gioconda.
Attraverso la descrizione di questi dipinti lo scrittore ci introduce nel mondo dell'artista e scienziato e nella sua epoca risalendo a ritroso nel tempo alla Roma di Michelangelo e Raffaello del 1512 dominata dalla dinastia dei Medici che con l'elezione al soglio pontificio di Leone X, prima, e Clemente VII, dopo, ressero le sorti dell'Italia centrale per quasi un ventennio.
Fu proprio grazie alla protezione di questa famiglia che Leonardo potè rifugiarsi a Roma dopo la caduta degli Sforza a Milano. Il periodo che egli trascorse nella casa, piuttosto modesta, sul Belvedere non fu nè sfarzoso nè appagante per lui che, più che con l'arte e la pittura, amava cimentarsi con la scienza, la matematica, la biologia: Leonardo era un ricercatore proteso con o sguardo e la mente alla ricerca di qualcosa che rispondesse alle infinite domande che la sua mente inquieta si poneva.
I suoi studi e disegni sulla placenta sono giudicati sbalorditivi per la loro precisione; così come sono di grande interesse, per comprendere il suo carattere, le sue considerazioni sul rapporto tra madre e figlio: per ciò che riguarda l'anima  argomento sul quale egli è assolutamente distante dalla teologia ufficiale che assumenva a verità assoluta l'idea di Dio che insuffla la vita fisica e spirituale nel feto.
 Leonardo non era interessato a tutto ciò che non poteva essere provato, in cui non c'era nulla da scoprire o da provare.
Ed è alla luce di questa continua ricerca che va compresa la sua irrisolutezza nel dipingere, le sue opere non erano mai finite perchè egli continuava a meditarci su; le sue tele erano l'esternazione del suo pensiero, della sua introspezione: non rappresentavano la realtà, il soggetto che aveva davanti a sè non era che un pretesto... a differenza di altri non era nemmeno la rappresentazione dei moti dell'anima di quel personaggio che egli riportava sulla tela infatti i lineamenti dei volti sono sfumati al punto da diventare senza tempo, un cosmo in perenne trasformazione il cui senso sfugge.
Questo testo non è stato per nulla semplice da leggere: così come non era sempliece comprendere l'uomo e l'artista Leonardo da Vinci ma, nonostante la complessità, l'autore è riuscito a coinvolgermi e a farmi riconsiderare la figura di Leonardo non come il Grande Maestro ma come un uomo perso nei suoi pensieri, i pensieri di una mente così geniale e così elevata da esser necessariamente costretto alla solitudine non avendo possibilità di riscontro.

Gli ultimi giorni di Leonardo
Antonio Forcellino
Ed Rizzoli