mercoledì 16 marzo 2016

Suffragette

 
E' uscito nelle sale da pochi giorni un film basato sulla storia vera del movimento femminista inglese, fondato da Emmeline Punkhurst nel 1903, l'Unione sociale e politica delle donne (Women's Social and Political Union - WSPU) che aveva come scopo principale quello di ottenere il voto per le donne.
A dire il vero in Inghilterra i movimenti femminili per il riconoscimento del diritto al voto erano nati già verso la fine del 1700 quando Mary Wollstonecraft pubblicò A Vindication of the Right of Women ma fu nel 1835 che si riconobbe il diritto al voto femminile anche se nelle sole elezioni comunali, il suffragio universale, infatti, a livello nazionale era molto lontano.
Il film racconta le battaglie che portarono alla conquista del voto nel 1928: una lotta tutt'altro che semplice e soprattutto cruenta, che vide le attiviste subire violenti pestaggi, la prigione, l'intimidazione come se fossero delle sovversive...e forse lo erano! 
La storia narrata in primo piano è quella non vera, ma verosimile, di Maude Watts operaia di una lavanderia, sposata e con un figlio piccolo che lavora dall'età di sette anni e che oltre ad una vita dura e sacrificata deve subire le oltraggiose attenzioni del suo capo reparto. Viene coinvolta suo malgrado, all'inizio, nel movimento femminista: depone come testimone di fronte ad una commissione parlamentare che si impegna a presentare un progetto di legge all'allora Primo Ministro Loyd George. 
E' bellissima la scena in cui le viene chiesto cosa si aspetta che possa cambiare per le donne a seguito di una legge sul suffragio universale e lei risponde che non si è mai posta la domanda ma "...il solo fatto che possiamo " dare un senso diverso alla vita vissuta...
La legge non passa e la lotta diviene molto dura come dure sono le repressioni e la pressione della politica che non vuole affrontare la questione e censura anche i giornali affinchè il "problema" non salga alla ribalta dell'opinione pubblica.
Anche la vita di Maude diventa molto difficile poichè suo marito la butta fuori di casa e le proibisce di vedere il figlio, a questo si aggiunge il fatto che lascia il suo lavoro non potendo più tollerare le molestie: la sua caduta finisce per trasformarsi nel suo punto di forza perchè ormai non ha più niente da perdere e finalmente, per la prima volta nella sua vita, può smettere di avere paura e combattere fino in fondo per il diritto di vivere liberamente.
Nel film viene ben delineata la realtà dell'Inghilterra di allora, la durezza delle condizioni di vita delle donne e anche il disprezzo in cui vivevano condannate dai loro stessi mariti e compagni : nella società dell'epoca le mogli e i figli erano di proprietà del marito che poteva disporne come voleva, così come non apparteneva ad una donna il proprio salario e anche la dote che una volta sposata diveniva patrimonio del marito.
La battaglia delle attiviste smise di essere pacifista e l'uso della violenza fu giustificato da parte della stessa Punkhurst dal fatto che non aveva senso rispettare una legge che non rispettava le donne, che non le prendeva in nessuna considerazione non solamente come soggetto attivo politicamente ma come essere umano in generale.
Ho trovato questo film molto bello e toccante perchè racconta la tragica verità della vita di tantissime donne con un ritmo incalzante e senza nessuna concessione alla retorica, non c'è nessuna vittoria trionfalistica perchè il traguardo finale è ottenuto a prezzo di grandissimi sacrifici. Nel guardarlo ho riflettuto sull'importanza dell'eredità lasciataci dalle nostre antenate, a quanti diritti abbiamo, anche solo quello di esprimere un'opinione in un blog, e a quante donne purtroppo ancora oggi, in alcune parti del mondo, vivano recluse. Molte di quelle battaglie continuano però nel nostro quotidiano: certo possiamo rivendicare una indipendenza economica, possiamo votare, abbiamo il diritto di disporre del nostro corpo, ma non si tratta di diritti acquisiti definitivamente poichè ad ogni passo, ad ogni crisi economica, ad ogni cambiamento sociale dobbiamo continuare a lottare ancora e ancora affinchè la realtà non sopravanzi le norme legislative facendole diventare lettera morta: un esempio nel nostro Paese è che la possibilità di essere obiettore di coscienza di alcuni medici mette a rischio l'assistenza medica in caso di aborto e quindi la possibilità in pratica di ricorrere all'interruzione di gravidanza che pure è prevista dalla legge. La mancanza di strutture sociali rendono difficile alle donne di avere dei figli e continuare a lavorare, in sostanza continua ancora ad essere forte la contrapposizone tra il mondo maschile e quello femminile che non riescono a conciliarsi e si confrontano in un rapporto basato sulla forza e non sulla ragionevolezza.

1 commento:

carmen ha detto...

Molto interessante, da vedere...grazie della recensione, buona serata!
Carmen