lunedì 17 gennaio 2011

Muti

A dire il vero definire recensione un doveroso commento sull'autobiografia di un grande Maestro come Riccardo Muti mi sembra un poco azzardato, ma proverò...
Il Maestro Muti ripercorre la storia della sua vita attraverso lo sviluppo della sua passione per la musica che non è stata come una folgorazione sulla via di Damasco anzi all'inizio quasi non averebbe voluto imparare e il dono di un violino per il giono di San Nicola quando aveva circa otto anni non fu accolto con molta gioia. La trama del libro è la trama della sua vita e delle esperienze e degli incontri importanti e fortunati che hanno aiutato questo grande artista a maturare ed evolversi. 
Quello che mi ha colpito è l'uso di uno stile affato pomposo o retorico ma anzi a tratti spiritoso e divertente, sicuramente una scrittura scorrevole anche quando affronta temi come  la ricerca di una particolare interpretazione o lo studio dei brani e delle opere  per poter trasmettere nella maniera più fedele possibile l'idea del compositore attraverso l'esecuzione. Un modo di descrivere la musica anche per coloro che non hanno una grande conoscenza della musica "classica".
Si attraversa tutto il mondo da Napoli a MIlano, da Firenza a Londra a Vienna a Philadelphia nei costanti e impegnativi rapporti con le diverse orchestre, ognuna delle quali sembra abbia un suo colore dei Wiener Philharmoniker scrive: " ...La facilità con cui gli archi cantavano era per me una maniera nuova, tangibilmente diversa dall'abitudine italiana quale si era venuta maturando nell'opera e addirittura nel repertorio donizzettiano; ma conteneva qualcosa di scuro e profondo che ...dava l'impresione di entrare di più sul fondo delle note...".
Si incontrano personaggi del calibro di S. Richter , V. Gui, Nino Rota, G. Petrassi, L. Pavarotti e tantissimi altri, alcuni interpreti che io ho sentito suonare innumerevoli volte nei CD: mi è sembrato di poterli quasi conoscere personalmente. 
Il brano che mi colpito di più e che ho letto mentre ero in treno di ritorno da una faticosa giornata di lavoro è stata la descrizione dell'attacco di una Sinfonia di Mozart la n. 40 in Sol (famossissima) era descritto il suono che io sentivo nella mia mente per aver ascoltato quel brano tante volte:
"...Prendete l'inizio della Sinfonia in Sol minore di Mozart: uno degli attacchi più difficili che si possa immaginare. Non per il celeberrimo "motivo"...ma per la misura di solo accompagnamento...qui il moto è vertiginoso, e una fila di viole deve partire da sola dal silenzio con un movimento costretto a creare subito il clima carico di angoscia che porterà a quel fantastico motivo...un attimo costretto a fare i conti con l'infinito, per cui quello solo che puoi dire è che non ci sono parole per dirlo."  
Lui c'è riuscito.

3 commenti:

MANUELA ALBANESE ha detto...

Bellissime parole Mery, non ti dare alla pazza gioia in questi giorni senza il gatto in casa!
baci
Manu

ALBA POZZI ha detto...

Verissimo quello che dice Mery!
Ho letto il libro di Muti e mi è rimasto nel cuore come nel cuore ho Lui che è capace di farmi emozionare fino alle lacrime.
Purtroppo l'ho visto dirigere solo due volte, ma confido che prima o poi ripassi dalla mia città. (sono un inguaribile ottimista!)
ALba

maris ha detto...

Questo post sarebbe piaciuto moltissimo al mio papà, cultore di musica classica, che da un anno e due mesi non c'è più...
E' grazie al mio papà, appunto, che anche io ho imparato ad apprezzare la musica classica e gliene sono grata perchè è una cosa bellissima!
Ciao ciao!
Maris (del Gruppo di Lettura)