venerdì 9 novembre 2012

Glenn Gould

Il quattro ottobre 1982 moriva a Toronto Glenn Gould: è considerato uno dei più grandi pianisti e tra i maggiori interpreti di J.S.Bach.
E' stato considerato un pazzo e un genio al contempo: cantava quando suonava, aveva un tale terrore dei raffreddori che si vestiva come se fosse sempre pieno inverno anche d'estate, dormiva di giorno e lavorava di notte, possibilmente da solo, nelle sale di incisione con la sola presenza dei tecnici (pochi e di fiducia) perchè dall'età di trentadue anni fino alla sua morte, sopraggiunta quando aveva cinquant'anni, non suonò più in pubblico.
Oggi viene considerato come un grandissimo intellettuale, allora fu molto criticato per le sue scelte: come si può sentire in alcune interviste che mi è capiato di ascoltare  seguendo Rai Radio  Tre, che ha dedicato alcuni programmi a celebrare il mito di questo grande artista. Sul sito di  tale emittente radiofonica è possibile riascoltare in podcast i programmi: uno particolarmente interessante è del 14 di ottobre e tra l'altro interviene un'altro grandissimo interprete bachiano, Ramin Bahrami, che spiega l'importanza della rierca di Gould e gli sforzi "pioneristici" nell'usare posizioni particolari al pianoforte (con uno sgabello molto più basso del dovuto) per raggiungere un suono più particolare attraverso una differente pressione sui tasti del pianoforte...
La prima volta che ho ascoltato le Variazioni Goldberg è stato in una sua interpretazione, una volta ascoltate nella sua "versione" è difficilissimo apprezzarne di diverse, anche sentire la sua voce canticchiare il motivo in sottofondo è fantastico: probabilmente perchè chiunque si appassioni all'opera di Bach non può non condividere l'esaltazione di questo interprete.
Ascoltando alcune sue interviste si nota il suo senso ironico, credo che fosse un'uomo teso alla ricerca di un'ideale di perfezione e talmente concentrato da desiderare l'isolamento per non essere distratto, forse l'eccessiva attenzione dei media e dei fans lo disturbavano e l'annoiavano pure.
Meravigliosa una sua composizione "So you want to write a fugue?", si tratta di una fuga che parla della fuga stessa ed è un omaggio a Bach: inizia con la domanda che è il titolo della fuga e prosegue con delle frasi cantate dalle quattro voci (tenore, basso, soprano e contralto) accompagnate da un quartetto d'archi in cui si sovrappongono in frasi del tipo "se hai il fegato di scrivere una fuga fai pure" cui si risponde con "fai pure, ma scrivi una fuga che possiamo cantare"...La si può trovare su youtube e ne vale veramente la pena : l'ho ascoltata per un intero pomeriggio, ma forse non faccio testo...
Io non suono uno strumento, non so leggere la musica e per tutta la vita sono stata presa in giro per il mio amore per la musica classica o al massimo da adulta guardata con sguardi di compatimento e ai concerti da camera ci vado quasi sempre sola :),  ma quando ascolto questo artista o altri che hanno dedicato la loro vita a  "sentire" intensamente con tutto il corpo il fluire delle note, le differenti sonorità che ti scuotono in profondità (alcuni direbbero i nervi!) ecco... mi sento compresa, penso non sono la prima nè l'unica e perciò neanche così "fuori".

1 commento:

Isobel -Argante- ha detto...

Ciao Mery, grazie per la tua visita e il tuo commento.
La stoffa la tingo io, se ti interessa basta mandarmi una mail.
Buon fine settimana!

Un caro saluto
Isobel